Fatti a pezzi ... brandelli di cinema da ricucire
The Shining (Shining) - 1980 - di Stanley Kubrick
Stanley Kubrick, Danny e noi… nient’altro
Stavolta un "fatto a pezzi" speciale o almeno diverso da quelli che avete già letto e che leggerete su questo blog. Anche qui brandelli, sì; molti, nitidi e dolorosi, tratti da un mio vecchio pezzo cominciato, di getto, nella notte tra il 7 e l'8 marzo 1999 e riadattato per questa occasione: il tredicesimo compleanno della sua morte.
... Oggi, 7 marzo 1999 ,
è morto Stanley
Kubrick, uno dei più grandi e geniali artisti del ‘900.
E
questo non potrà essere un pezzo “normale"; sarà piuttosto una lunga
confessione in diretta.
Comincio
a scrivere sull’onda dell’emozione del momento. Mi rendo subito conto che i
risultati saranno probabilmente sorprendenti anche per me, comunque molto diversi dal solito. Tutto sarà più frammentario, più incerto, più
confuso; meno lucido e controllato, certamente più faticoso e doloroso, nella lettera e nello spirito.
E’ domenica; sono reduce dalla diretta del GP di Melbourne
che ha aperto la stagione ’99 della Formula 1.
Il
sonno accumulato durante la notte e lo stato di ebbrezza (non dovuto
esclusivamente alla vittoria della Rossa)
condiviso con Ciccopeppe, Massimo e Giancarlo, mi ha portato a dormire
tutta la mattina. Ho saltato tutti i telegiornali dell’ora di pranzo, ho
passato il pomeriggio traguardando
distrattamente (la Juve gioca in notturna) Quelli
che il calcio (non si fa cenno alcuno alla morte di Stanley. O, se se ne
fa, io non me ne accorgo).
Esco
alle 19, non ho ancora ascoltato nessun notiziario, non ho sentito al telefono
nessun amico… ho un appuntamento alle 20.00 per andare al cinema; dovrei vedere Paura e delirio a Las Vegas (l’ultimo di
Terry Gilliam). Dovrei, perché il film non è più in programmazione, lo
scoprirò solo una volta arrivato davanti alla sala… non c’è Cinema, o ce n’è
molto meno, senza Kubrick.
Dalla radio della macchina arriva la notizia, fulminea e stordente, apparentemente la mia
reazione è solo di stupore, non rispondo neppure allo stimolo di chi pronuncia qualche apprezzamento su Kubrick. Da quel momento faccio un’enorme
fatica a non pensarCI. Comincia a nascere questo pezzo.
Sono
finalmente a casa, da solo, sono le 23.50… il 7 marzo sta per finire… QUALCOSA,
intanto è già finita, per sempre.
Mi
siedo davanti al televisore acceso, prendo il blocco dei miei appunti e scrivo, di getto, ciò che avete appena letto. Ora dovrei cominciare a
scrivere il pezzo, mezzanotte è ormai passata, è già
lunedì 8 marzo. SK è già cronaca, la cronaca è già storia e la penna si
blocca.
Cosa
scegliere di SK? Cosa sceglierebbe lui? Cosa potrebbe rappresentarlo meglio? Probabilmente lui non vorrebbe essere rappresentato affatto. Non lo so.
Sono
stanco, il sonno torna a farsi sentire. Stanley Kubrick è morto. il suo ultimo
film, Eyes Wide Shut, uscirà nelle
sale senza di lui, senza il SUO CONTROLLO, il 16 luglio 1999 .
Domani, il pezzo lo scriverò domani.
Oggi è domani. Spero solo di non dover leggere i soliti
insopportabili, glaciali coccodrilli che posso solo privarmi di quella necessaria privatezza, quasi segretezza, nel rapporto con un artista che ho amato moltissimo (ma questa è un’altra storia).
Ho “fatto
a pezzi” mille volte la filmografia di SK, ancora non so scegliere.
Continuano
a venirmi incontro, alla rinfusa, immagini dei suoi film. Vedo un balletto
folle, dissennato; quattro “gentili” ragazzotti inglesi, in tuta bianca e
bombetta scura che pestano a sangue un barbone; vedo uno scimmione che lancia
in orbita un osso, al suono dello Zarathustra
di Richard Strauss; vedo un militare cavalcare una bomba sganciata da un aereo,
come Buffalo Bill cavalcava nei rodei; vedo un uomo di mezza età che,
estasiato, dipinge le unghie dei piedi di una ninfetta capricciosa; vedo Kirk
Douglas guidare la rivolta degli schiavi contro Roma padrona; vedo gli occhi
brillanti di follia di Jack Nicholson, e le sue mani sulla tastiera (come
adesso le mie) pestare furiosamente sugli stessi tasti, per scrivere,
ostinatamente, le stesse parole: il
mattino ha l’oro in bocca, il mattino
ha l’oro in bocca*… ma questo ne ha un po’ meno.
Vedo una distesa verde, immensa, una strada che ci si
attorciglia intorno, bella e solare, ripresa con uno straordinario travelling aereo; vedo una trincea
traboccante di fango e di uomini disperati, cannoneggiata dal fuoco nemico,
dove la polvere brucia gli occhi, intasa la gola e frena i carrelli.
Vedo un giovane marine
con il cranio spappolato da una pallottola blindata, seduto su un cesso di
caserma, sento Mickey Mouse cantata
dai compagni di quel ragazzo ammazzatosi sul cesso, che hanno appena crivellato
di colpi una giovane cecchina vietnamita; vedo la luce tremolante delle candele
di casa Lyndon, esaltata dalla perfezione delle lenti Zeiss.
Vedo un ragazzino biondo, forse troppo curioso, aggirarsi,
pedalando sul suo triciclo, tra gli infiniti corridoi di un hotel di montagna.
Mi torna in mente, con una certa impressione, la mia definizione del labirinto di Shining, di “figura luttuosa” e di “luogo che con-figura la morte”.
Ecco, il labirinto come struttura-simbolo della mente e
della condizione umana; come struttura del Cinema; come il castello in
Inghilterra in cui ha vissuto per più di vent’anni SK.
Un castello che forse ha qualcosa dell’Overlook Hotel, forse qualcosa
dell’astronave di David Bowman e Frank Poole o qualcosa dello zigzagante e zoppicante percorso di Barry Lyndon.
Ma c’è ancora quella
scena che non riesco a cancellare, forse perché è sempre stata una delle mie
preferite, e anche una di quelle che più insidiosamente m’impressionarono
alla prima visione di Shining o
forse, anche, per il fatto di averne appena rivisto un frammento, in un tg di
qualche ora fa.
Riviviamola insieme, in tre atti.
I ATTO
Siamo alle spalle di Danny,
lo seguiamo a brevissima distanza mentre si aggira sul triciclo, per i corridoi
dell’hotel; curva dopo curva, angolo dopo angolo. In qualche modo siamo
attaccati a quel triciclo, ne siamo trainati.
La steadycam,
sicura e fluida, segue Danny in semisoggettiva, noi, davanti alle
immagini, siamo Danny e siamo gli angeli custodi di Danny.
II ATTO
La semisoggettiva
ci dà questa duplice veste, ci consente una forte identificazione con Danny e, contemporaneamente, ci consente
un minimo distacco; quel distacco, paradossalmente, molto più che una semplice
coincidenza di visione, amplifica la tensione emotiva. Noi siamo Danny e siamo il Pubblico, vediamo con i suoi occhi, le stesse cose che può vedere lui; ma gli guardiamo anche le spalle, ne percepiamo
distintamente la vulnerabilità e la condizione di estremo pericolo.
Tutto questo si fa chiarissimo quando Danny si ferma davanti alla “stanza 237”.
Ora Danny diventa parte dell’ambiente di ripresa, lui non è più noi, noi non siamo più lui, il rapporto fra spectatore
e spectato diventa trasparente,
così quando Danny riparte con il suo
triciclo, ci lascia a terra, noi
rimaniamo fermi lì, lo vediamo allontanarsi e ci limitiamo a guardarlo a
distanza.
E se non ci fossimo noi
alle sue spalle? Se non ci fossimo solo noi alle sue spalle?
Se addirittura qualcuno-qualcosa fosse anche
alle nostre spalle?
La tentazione di voltarsi indietro è forte. L’ansia
prima, poi l’angoscia, comincia a fluire nelle vene, sale alle tempie: il
pericolo è lì; è qui con noi.
III ATTO
Questo processo oscillante tra identificazione ed
estraniazione si manifesta, con evidenza ancora maggiore, più avanti, in un
terzo, fantastico, definitivo travelling.
Ora Danny è in campo medio, corre davanti al nostro sguardo che non riesce più a
seguirlo. Danny ha già voltato
l’angolo, noi non siamo più dietro a lui, stiamo fissando la fine del
corridoio, vuoto. Danny ora è davvero
solo, non lo possiamo più proteggere, neanche con lo sguardo; il fuori campo sovrasta il campo, l’angoscia è palpabile ma invisibile per
definizione.
E’ incredibile, sto per finire questa esperienza; è lunedì sera, 8 marzo, l’orologio segna l’una e otto
minuti, abbiamo sconfinato nel 9 marzo.
Cambio canale, in TV (RAIUNO) c’è Shining, c’è il labirinto
innevato. Il cerchio si chiude, Danny
sta correndo, inseguito da Jack,
delirante di follia, armato di ascia.
Quel pericolo prima percepito è qui; la
perdita del controllo, la perdita del “giusto punto di vista”, la perdita
dell’orientamento hanno il sopravvento.
Non poteva che finire
così. La corsa nel labirinto è finita, lo zoom
su un sorridente Jack Nicholson, appeso ad una parete del salone dell’Overlook Hotel, sembra riconciliarci con
il mondo, sembra.
Quando voi starete leggendo questo strano flusso di pensieri, sarà tutto più raggelato, più distante; proprio come sarebbe piaciuto a SK. Ma, forse, sarà anche meno intensa e sincera l'emozione che lo ha generato. L’applauso che si sente (e che io ora
sto ascoltando) in lontananza, sui titoli di coda di Shining, sarà definitivamente spento.
Ciao Stan!
(Scritto tra il 7 e l'8 marzo 1999)
(Scritto tra il 7 e l'8 marzo 1999)
* (t.l.
dall’inglese all work and no play make
Jack a dull boy – troppo lavoro e nessuno svago rendono Jack un ragazzo ottuso –;
per una volta, il libero adattamento della versione italiana risulta più
aderente allo spirito e all’atmosfera del film).
Il Video
Il Video
Piccolo Dizionario Tecnico
Steadycam
(steady camera): lett. “macchina salda, fissa”; si tratta di una particolare macchina da
presa, che viene allacciata al tronco dell’operatore; la mdp, in questo modo, è sostenuta da una speciale imbracatura
costituita di ammortizzatori che consentono all’operatore la più ampia libertà
di movimento senza che l’inquadratura ne risenta minimamente, in termini di
oscillazione e precisione. Inoltre con la steadycam
l’operatore non è più costretto a guardare nel mirino della mdp ma può controllare l’inquadratura
grazie ad un piccolo monitor che gli consente una totale libertà di esecuzione.
Molto
ampio l’uso della steadycam per le
riprese più spettacolari, in particolare degli action movie.
Semisoggettiva: è
un'inquadratura che, come la soggettiva, mostra il punto di vista del
personaggio ma, sfruttando un'angolazione di ripresa lievemente differente, non
ne rispecchia fedelmente la posizione dello sguardo; nella semisoggettiva entrano in campo anche la nuca e le
spalle del personaggio.
Travelling: è
l'insieme dei complessi movimenti di
macchina effettuati per mezzo di un veicolo con pneumatici (dolly), di una gru, di un braccio meccanico cui viene fissata direttamente la mdp (louma),
della steadycam, o addirittura di un
elicottero o un aeroplano; tali mezzi particolari offrono il grande vantaggio
della possibilità di effettuare spostamenti sia orizzontali sia verticali .
Zoom (o
carrellata ottica): in questo tipo di ripresa la mdp
rimane immobile, ciò che varia è la lunghezza focale dell’obiettivo che può
avvicinarci (zoom in avanti) o allontanarci (zoom indietro) dall’oggetto o dal
personaggio inquadrato; l’unica sostanziale differenza tra un carrello
tradizionale e uno zoom in avanti
consiste nel fatto che mentre con un carrello “di macchina” la ripresa acquista
profondità e l’ambiente di ripresa conserva il suo volume prospettico, con lo
zoom l’immagine tende a “schiacciarsi” e l’effetto che si ottiene è quello di
un evidente avvicinamento tra lo sfondo e gli oggetti che ci separano dallo
sfondo stesso.
Caro Kamdalex,
RispondiEliminagrazie per avermi reso partecipe della nascita di questo spazio. lo trovo molto interessante, soprattutto per chi, come me, non sa nulla di cinema dal lato tecnico; ma anche perché, amandolo molto, posso capire "cuanta pasiòn" circoli in ogni singola parola che scrivi.
GRAZIE, a rileggerti
Alessandra
ps ti ho inserito tra i preferiti nel mio blog personale (http://madamatap.blogspot.com), ma conto di farlo presto anche in quello sulla fotografia. CIAO!
Che bello! Sai che non avevo badato troppo ad Acicah ma ho capito subito chi tu fossi al "cuanta pasìon". Grazie per aver visitato il blog.
RispondiEliminaP.S. come potrai vedere, tornando qui, ho inserito il tuo blog fra quelli che seguo. A presto! Kamdalex
Kam, ho fatto un po' confusione: sono sia Acicah sia Madamatap... uno zelig, insomma! :-)
RispondiEliminagrazie mille per avermi linkata, comunque!
buona giornata
1xbet » Free Bet, Bonus, Deposit & Review | Dec 2021
RispondiEliminaWhat is 1xbet login 1xbet? — 1xbet is a casino that offers 바카라 사이트 a selection of filmfileeurope.com online งานออนไลน์ casino games, such as slots, roulette, and poker. There are
Even when you’re not attempting to win, it’s thrilling to play free slot games. Better still, prime on-line casinos are continually adding new games to their jam-packed betting libraries. The best on-line free slots are absolutely compatible with your smartphone’s web browser, eliminating the need for exterior downloads. No matter the place would possibly be}, it’s never been simpler to spin by way of your favourite slots on a whim. Big-fish hunters seeking to up the ante can discover 36 다 파벳 우회 주소 progressive jackpot games!
RispondiElimina